Tra i tanti libri scritti da Stefano Benni, Blues in sedici. Ballata per la città dolente è forse uno dei più diversi per tono e stile narrativo, e uno dei meno noti.
Probabilmente ti starai chiedendo come mai ho deciso di dedicare un articolo del mio blog a un libro e non a un brano, a un album o a un musicista leggendario. Domanda lecita, che merita una risposta. Il blues non è solo un grandissimo genere musicale: è un modo di intendere e vedere il mondo, una lingua per pronunciare le sensazioni attraverso le parole e le note. Il libro di Benni, al di là del riferimento esplicito nel titolo, è un esempio perfetto di cosa rappresenta il blues nel percorso che voglio condividere con te. E qui ti spiego perché.
Stefano Benni ha pubblicato Blues in sedici nel 1998. Negli anni precedenti erano già usciti alcuni dei suoi libri più apprezzati, come la famosissima raccolta di racconti Bar Sport, Comici spaventati guerrieri e La compagnia dei Celestini, e questo piccolo libro di circa settanta pagine coglie alla sprovvista pubblico e giornalisti.
Ballata per la città dolente nasce da un fatto di cronaca nera dell’Italia degli anni Ottanta. Nella notte di una città qualsiasi del Nord Italia, un padre, un operaio disoccupato, avverte uno strano impulso a uscire di casa, prendere la macchina e mettersi a guidare. Spinto da una specie di presentimento, per una serie di casualità ancestrali si ritrova a parcheggiare davanti alla sua meta finale: una sala giochi in un quartiere di periferia.
Tra i flipper e i videogame è in atto un regolamento di conti tra due spacciatori. Lo spacciatore-capo, chiamiamolo così, un tizio grosso e pericoloso, sta discutendo con un ragazzo, un picolo rivenditore, poco più che un cliente. Il giovane è il figlio dell’uomo. Quando il diverbio degenera, lo spacciatore-capo estrae una pistola. Il nostro uomo non esita un istante e si lancia tra l’arma e il ragazzo, facendo da scudo con il proprio corpo e salvando la vita di suo figlio.
In Blues in sedici. Ballata per la città dolente, il consueto stile comico o tragicomico dei libri di Stefano Benni cede il passo a un tono diverso: dolente, drammatico, in una parola: blues.
Il testo è un vero e proprio poema scritto in versi. Benni aveva fin da subito pensato di rappresentare il testo dal vivo con un accompagnamento musicale, e dopo la pubblicazione lo ha portato in giro per l’Italia in numerose letture a teatro.
In anni recenti, il libriccino è stato riproposto in una nuova versione con alcune variazioni introdotte per la lettura pubblica e per lasciare spazio al commento musicale di Paolo Damiani, grande compositore jazz che ha accompagnato spesso Stefano Benni sul palcoscenico con il suo violoncello.
Diviso in sedici parti - come le battute dei primissimi blues come vedremo insieme in un altro articolo - Ballata per la città dolente parla attraverso le parole di otto personaggi: l’Indovino cieco, Il Padre, la Madre, il Figlio, Lisa (la fidanzata del figlio), il Killer, il Teschio (che poi è sempre il figlio) e la Città, protagonista silenziosa e immobile nella notte.
Ci sono tanti elementi che collegano Blues in sedici di Stefano Benni al blues, oltre alla precisa metrica musicale del poema.
La storia di dolore, sofferenza, amore e sacrificio riecheggia delle note più profonde delle grandi canzoni. Le voci degli otto personaggi si alzano in un coro di solisti che colora di suggestioni uniche il buio, battendo il tempo di un ritmo sporco nella notte tentacolare di una città qualunque, diversa e uguale a tantissime altre dove nelle tenebre si svegliano mostri e serpenti.
Blues in sedici. Ballata della città dolente rappresenta un modo insolito per parlare di blues, me ne rendo conto. Quando finisci sul sito di un musicista ti aspetti di trovare approfondimenti musicali, non un focus sui libri di Stefano Benni. Questo splendido poema, però, mi è sembrato perfetto per concludere la prima puntata di Bluesland, il viaggio nelle terre del blues che ho appena lanciato sul mio canale Patreon.
Un cammino fatto di canzoni, storie e persone attraverso emozioni, sofferenze, rabbia, orgoglio, crimini, prigionie, riti e tante, tante note.
Con la sua ballata, Benni ha saputo raccontare le emozioni più profonde proprio come sa fare la grande musica di cui parlo in Bluesland.
Se vuoi saperne di più sulla storia del blues, sui suoi protagonisti e sulle tante influenze che la “musica del diavolo” ha lasciato in giro per il mondo, ti aspetto su Patreon!
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